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Caffè e cambiamento climatico: come continuare a produrre in modo sostenibile

Il cambiamento climatico, le temperature sempre più elevate e le risorse idriche in costante diminuzione stanno cambiando profondamente il mondo agricolo in ogni parte del mondo. Il caffè, insieme all’anacardio e all’avocado, è una delle piante che sta risentendo maggiormente dell’impatto negativo dei fattori ambientali con ripercussioni anche sulla situazione economica e sociale di molte popolazioni, in particolare in Africa e in America Latina.

La varietà di caffè che più di altre sta mostrando chiari segni di sofferenza è l’Arabica, la principale varietà coltivata e commercializzata nel mondo. Purtroppo, ciò che sta compromettendo la produzione non sono solo le temperature anomale e la siccità, ma anche la proliferazione di funghi e agenti patogeni che indeboliscono le piante fino a causare danni irreversibili e permanenti con costi di produzione più elevati e riduzione delle aree fertili da utilizzare, a causa dell’erosione del suolo e della deforestazione.

Inoltre, in economie fragili come, ad esempio, quella keniota, dove la coltivazione di caffè è una delle principali fonti di reddito delle popolazioni che vivono nelle campagne, una perdita di produzione crea un vero problema a una vasta quota di piccoli agricoltori, costringendoli a trovare soluzione alternative e, in alcuni casi, meno produttive.

Caffè e cambiamento climatico: la situazione nel mondo

In Kenya, così come in Guatemala, da cui provengono la maggior parte delle varietà di caffè Altromercato, la situazione del caffè e del cambiamento climatico si sta facendo sempre più critica e molti agricoltori stanno cercando di adattarsi al riscaldamento globale, tentando di trasferire le proprie piantagioni ad altitudini maggiori per trovare condizioni più favorevoli alla crescita degli arbusti.

Secondo quanto rilevato dagli esperti e dai climatologi negli ultimi sessant’anni, in media la temperatura è aumentata di circa un grado e ciò ha significato la registrazione in molte aree equatoriali di picchi anomali di oltre 25°C ad altitudini comprese tra i 1000 e i 3000 metri. Una tale variazione ha generato fenomeni del tutto inconsueti sulle piante del caffè, che in molti casi presentano nuove fioriture e bacche pronte per la raccolta sugli stessi rami, con evidente stress per la pianta e minore produzione.

Oltre ad un raccolto più scarso e di qualità non sempre eccellente, le costanti fioriture richiedono cure continue in campo e un aumento dei lavori da effettuare da parte dei coltivatori per limitare i danni provocati da pericolose malattie come la ruggine del caffè, anche chiamata roya, una delle patologie più invasive e devastanti degli ultimi anni, che sta provocando una costante riduzione del 50% del raccolto annuale.

Un altro fattore che sta profondamente modificando la coltivazione del caffè è la diversa distribuzione delle precipitazioni rispetto al passato. Ad esempio, in Guatemala, fino a qualche anno fa le piogge più intense si concentravano nel periodo invernale fino alla fine dell’estate per poi attenuarsi gradualmente, mentre negli ultimi decenni le precipitazioni si possono presentare in modo irregolare e imprevedibile lungo tutto il corso dell’anno, spesso accompagnate da fenomeni estremi e torrenziali proprio nel periodo della raccolta delle bacche.

La violenza con cui si presentano le piogge e le tormente sta causando seri danni anche al territorio, rendendo inaccessibili i campi con frane, smottamenti e interruzioni della viabilità, già molto fragile e spesso caratterizzata da zone impervie e difficili da raggiungere.

La difficoltà del lavoro nelle piantagioni di caffè sta producendo effetti negativi anche a livello sociale, perché si tratta di attività spesso lunghe, molto faticose e soprattutto particolarmente costose, soprattutto per i piccoli coltivatori. Molta manodopera giovane è così costretta a emigrare, affidando la gestione delle piantagioni alle persone più anziane o alle donne, che si ritrovano a doversi occupare della famiglia, delle comunità, delle tradizioni e anche delle coltivazioni di caffè.

Per ovviare a questi problemi sempre più difficili da affrontare, molti coltivatori stanno tentando di trovare soluzioni alternative e sostenibili, puntando principalmente sulle potenzialità e sulla conoscenza profonda dei propri territori e delle materie prime più tradizionali.

Caffè e cambiamento climatico: soluzioni innovative per coltivazioni più sostenibili

Se da una parte il cambiamento climatico è ormai irreversibile, dall’altra parte per l’economia mondiale è impossibile rinunciare al caffè, essendo il secondo prodotto più commercializzato dopo il petrolio.

Diventa perciò fondamentale sostenere nuove iniziative locali, nazionali e internazionali a favore della produzione di caffè senza che vengano ulteriormente compromessi l’equilibrio naturale dei territori, il benessere delle comunità e la biodiversità.

In tutti i Paesi interessati dalla produzione di caffè si stanno mettendo a punto nuove soluzioni, ma gli esempi del Kenya e del Guatemala sono sicuramente tra i più significativi e stanno effettivamente dando i primi risultati incoraggianti.

Il governo keniota, attraverso il finanziamento del Coffee Research Institute sta tentando di incoraggiare i piccoli coltivatori locali a piantare alberi nelle piantagioni per ombreggiare gli arbusti e a selezionare varietà più resistenti come la Robusta o l’Arabusta, un ibrido che unisce le caratteristiche di robustezza delle piante di Robusta al gusto delicato e persistente dell’Arabica.

Anche in Guatemala, Federcocagua, una delle più importanti realtà equosolidali che collabora con Altromercato, sta promuovendo la riforestazione delle aree coltivate a caffè per migliorare le condizioni climatiche, favorire la fertilità del suolo e ridurre le emissioni nocive nell’aria con l’obiettivo di diminuire la diffusione della roya.

L’organizzazione guatemalteca sta inoltre incentivando la sperimentazione di nuove varietà di caffè, che andranno gradualmente a sostituire quelle più esposte al cambiamento climatico e alle malattie, garantendo risorse economiche adeguate e la collaborazione con organismi internazionali e realtà locali, oltre al premio fair trade per gli investimenti destinati al miglioramento della qualità dei prodotti e alla diffusione di servizi di formazione e aggiornamento.

Di fondamentale importanza è anche l’innovazione tecnologica e l’applicazione di sistemi sempre più avanzati per le operazioni di separazione del chicco dalle ciliegie e di essicazione a vapore, utilizzando caldaie alimentate da legna ricavata dalle potature e dal rinnovamento delle piantagioni.

Si tratta di piccoli passi avanti nella nuova gestione delle coltivazioni di caffè, che stanno donando speranza e opportunità di crescita a molti piccoli coltivatori e produttori. Un sostegno concreto e tangibile nella lotta al cambiamento climatico per preservare una delle produzioni più importanti al mondo e la qualità della vita di intere comunità.

I prodotti e i caffè, presenti nel catalogo Punto Equo, rispettano pienamente i principi dell’agricoltura sostenibile, sono certificati e seguono i più rigorosi standard internazionali che ne garantiscono la massima naturalità, la presenza di ingredienti biologici certificati e l’esclusione di test sugli animali. I nostri metodi di produzione sono sempre a basso impatto ambientale e con una particolare attenzione alla biodiversità.

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